sabato 20 agosto 2016

Google lancia Fuchsia, nuovo sistema operativo.

Google lavora per sviluppare un nuovo sistema operativo: nome in codice di Fuchsia.

pubblicato da: www.affaritaliani.it

google x apeGoogle lavora per sviluppare un nuovo sistema operativo: nome in codice di Fuchsia. Conferme ufficiali in tal senso provengono dal sito di Google che contiene il codice del nuovo sistema operativo e in GitHub. I dettagli sul nuovo OS sviluppato dalla casa di Mountain View sono ancora pochi, ma quello che appare subito evidente è che si tratta di un progetto che parte da basi differenti rispetto ad Android e Chrome OS. Cambia infatti il kernel che non è bastato su Linux ma su Magenta, basato a sua volta sul progetto LittleKernel progettato per essere utilizzato con i sistemi embedded.

Google non ha ancora commentato in maniera esplicita le finalità per cui è nato Fuchsia, ma, secondo le prime ipotesi - si legge su http://www.hwupgrade.it - potrebbe rappresentare il mezzo attraverso il quale si arriverebbe alla fusione di Chrome OS e Android in un unico sistema operativo. Un'altra ipotesi è che Fuchsia potrebbe essere impiegato per gestire dispositivi come il router OnHub di Google o altri prodotti di terze parti che si collocano nel settore dell'Internet delle Cose. Ad avvalorare tale ultima ipotesi contribuisce il kernel impiegato, che, come detto, è ottimizzato per i sistemi embedded. Tra l'altro, Christopher Anderson e Brian Swetland, i due sviluppatori riportati nella pagina GitHub dedicata al progetto, sono esperti di sistemi embedded. Anderson, nello specifico, ha lavorato ai progetti Android TV e del Nexus Q.

Il riferimento all'impiego con i sistemi embedded - dispositivi specializzati per svolgere compiti limitati ed equipaggiati con una piattaforma software con funzioni semplificate rispetto a quelle di un sistema operativo più complesso - non deve apparire fuorviante: il kernel Magenta è in grado di gestire dispositivi più sofisticati rispetto ad un semplice router. Stando a quanto si legge nella documentazione ufficiale, infatti, il software è indirizzato ai moderni smartphone e personal computer che utilizzano "veloci processori" equipaggiati con un non limitato quantitativo di memoria RAM. Ulteriori indizi che avvalorano l'ipotesi che il Magenta non sia nato esclusivamente con lo scopo di gestire sistemi embedded è legata alla constatazione che Google ha già a disposizione una piattaforma IoT, ovvero Brillo, basato su Android e che il nuovo sistema operativo include il supporto ad interfacce grafiche. A tal proposito, non manca chi ipotizza che Fuchsia possa essere chiamato a gestire le UI dei visori di Realtà Aumentata.

Nella pagina ufficiale di GitHub dedicata al nuovo OS si legge: "Pink + Purple == Fuchsia (a new Operating System), ma, come detto, le certezze sull'effettivo ambito di impiego sono ancora poche. Ciò che si sa è che si tratta di un OS nato come progetto open source, che si trova ancora in fase di sviluppo embrionale e che è stato testato su terminali differenti. Stando a quanto riportato da Swetland, il sistema operativo ha infatti iniziato a muovere i primi passi su i mini PC Intel NUC e sul portatile Acer Switch Alpha 12. Un altro sviluppatore coinvolto nel progetto, Travis Geiselbrecht, ha confermato che, a breve, il nuovo OS inizierà a supportare la developer board Raspberry Pi 3. Lecito attendere ulteriori informazioni sul progetto nelle prossime settimane.

Oculus Rift di Facebook: la realtà virtuale arriva in Europa ma non in Italia

Oculus Rift, la realtà virtuale di Facebook, sarà disponibile in Europa dal 20 settembre. Ma in Italia si dovrà aspettare ancora.

pubblicato da: www.affaritaliani.it

Oculus Rift in Europa a settembre, ma non in ItaliaOculus Rift la realtà virtuale arriva in Europa nel mese di settembre, ma in Italia bisognerà attendere ancora.
Oltre agli Usa, gli Oculus Rift da oggi si possono gia' preordinare anche in Canada e in alcuni Paesi europei a un prezzo di 699 euro. Consegne e acquisti in negozio - in selezionate catene e marchi come Saturn, Harrods o John Lewis.
Dopo il lancio negli Usa, Facebook ha annunciato che dal 20 settembre gli Oculus Rift saranno disponibili in Francia, Germania e Regno Unito oltre che in Canada, per l'Italia non c'è ancora una data di lancio.
Intanto in un mercato già competitivo si lancia ufficialmente pure Intel. Dopo le indiscrezioni dei mesi scorsi, la compagnia  ha svelato Project Alloy, dispositivo per "immergersi" nella realta'. L'obiettivo di Intel e' quello di offrire il progetto del dispositivo a terzi che lo producano e lo portino sul mercato.
L'annuncio di Intel è arrivato in apertura del Forum per gli sviluppatori a San Francisco. Il ceo Brian Krzanich ha mostrato sul palco un prototipo di visore per esperienze "immersive", in cui gli oggetti reali si fondono con l'ambiente virtuale. Alloy sfrutta RealSense, la tecnologia di fotocamera 3-D, non ha fili e non deve essere necessariamente collegato a un pc dalle prestazioni avanzate per funzionare.
Tra le collaborazioni annunciate da Intel anche quella con Microsoft per l'ottimizzazione di contenuti basati su Windows. La compagnia non produrra' direttamente il visore, ma ne aprira' la tecnologia a terzi.

Ricerca sfata un mito: sono i lavoratori over 50 quelli più a proprio agio con le nuove tecnologie

I lavoratori “agée” risultano essere meno stressati nel rapporto con le nuove tecnologie digitali rispetto ai loro colleghi più giovani

pubblicato da: www.ilsole24ore.it

I lavoratori “agée” risultano essere meno stressati nel rapporto con le nuove tecnologie digitali rispetto ai loro colleghi più giovaniI lavoratori over 50? Da rottamare, perché poco avvezzi all’utilizzo delle nuove tecnologie rispetto ai giovani. Questa frase, sentita tanto frequentemente da essere diventata un claim, sfruttato da uffici del personale e manager responsabili delle assunzioni, potrebbe però rivelarsi un luogo comune del tutto falso. A sostenerlo è una ricerca realizzata da Ipsos Mori, società di ricerche di mercato con base a Londra, e da Dropbox, noto fornitore di servizi cloud. Le due società hanno realizzato un sondaggio che ha coinvolto oltre 4mila operatori del settore dell’information technology, sia negli Stati Uniti sia in Europa, sull’utilizzo delle tecnologie sul lavoro. La ricerca ha trovato che i lavoratori con più di 55 anni utilizzano mediamente ogni settimana 4,9 tipologie differenti di tecnologie, una media leggermente superiore a quella generale di 4,7. Ma, soprattutto, dalla ricerca risulta che i lavoratori “agée” risultano essere meno stressati nel rapporto con le nuove tecnologie digitali rispetto ai loro colleghi più giovani: solo un lavoratore over 55 su quattro trova l’utilizzo delle tecnologie sul luogo di lavoro “stressanti”, mentre la percentuale sale al 36% per i lavoratori tra i 18 e i 34 anni.

Anche l’utilizzo contemporaneo di diversi device per svolgere il proprio lavoro viene vissuto come meno problematico dai lavoratori non più giovani: secondo la ricerca, solo il 13% di chi ha più di 55 anni trova difficoltà a lavorare utilizzando più di un device, percentuale che sale al 37% per chi ha tra i 18 e i 34 anni.

Queste cifre appaiono abbastanza sorprendenti e meritano una interpretazione. A provarci è Rob Baesman, head of product di Dropbox Pro for business and enterprise. «La mia ipotesi è che -suggerisce Baesman- le persone più giovani all’interno di una forza lavoro utilizzano moltissimo le tecnologie anche nella propria vita privata. E questo alza le aspettative su quanto le tecnologie possono essere utili anche nella propria vita professionale. Ma, quando si utilizzano le tecnologie per 
lavoro, difficilmente si raggiunge quella “pulizia” e possibilità di personalizzazione che queste p0ssono avere quando vengono usate nella vita personale, e ciò può portare a una certa frustrazione». I lavoratori più anziani invece, secondo Baesman, grazie alla loro esperienza «hanno visto di ben peggio, e quindi possono essere più tolleranti».




venerdì 19 agosto 2016

YouTube è rivoluzione: live streaming a 360 gradi e audio spaziale

YouTube sfida Facebook streaming a 360 gradi e audio spazialeIl pacchetto preparato dalla sussidiaria di Google sono infatti le dirette streaming a 360 gradi (il supporto ai filmati panoramici è disponibile da tempo e risale al marzo 2015) e l'audio spaziale per i video on demand. Ecco le tappe dell'innovazione. Questa volta si è superato, lanciando le dirette streaming a 360 gradi e l'audio spaziale, che permetterà di ascoltare i suoni ambientali come nella vita reale, con tutte le sfumature date da profondità, distanza e intensità.
Insomma, si punta a trasmettere live video ed acustici alquanto immersivi fruibili tramite i classici visori per la VR. Fra queste nomina VideoStitch e Two Big Ears in modo da rendere i loro software compatibili con i video live a 360° e l'audio spaziale su YouTube, con ulteriori novità che sono previste per il prossimo futuro.
Youtube, piattaforma web concernente la condivisione e visualizzazione in rete di video, ha introdotto in precedenza la possibilità di effettuare video a 360 gradi. "Ora potranno fare ancora di più per portare i fan nel proprio mondo, grazie alle dirette streaming a 360 gradi e all'audio spaziale", spiega Neal Mohan, Chief Product Officer della società.
La seconda novità riguarda il supporto all'audio spaziale. "Per assicurarci che tutti i creatori possano raccontare storie incredibili con la realtà virtuale, abbiamo lavorato con aziende in tutto il settore." ha spiegato Mohan. Si immagini un evento al quale, purtroppo, non si può partecipare di persona: collegandosi con YouTube si potrà volgere lo sguardo in ogni direzione, esattamente come se si fosse fisicamente sul posto. I viaggiatori possono vivere siti lontani e gli esploratori possono immergersi in alto mare, il tutto senza i vincoli fisici del mondo reale", scrive la società, continuando: "I ragazzi di oggi che sognano di andare ad una partita di basket o ad un concerto possono farlo anche se sono lontano dal luogo in cui si svolgono gli eventi. La buona notizia per il grande pubblico è invece la seguente: YouTube metterà a disposizione queste tecnologie per tutte le location di YouTube Space del mondo, con il dichiarato intento di allargare esponenzialmente l'audience degli adepti dell'intrattenimento video a distanza.
pubblicato da stadio24.com

Il casco smart e il robot centauro che sfida The Doctor

Quattro studenti di Roma Tre hanno sviluppato un casco da motociclista che 'legge il pensiero' e aiuta ad anticipare le manovre del guidatore. 
E' uno degli esempi di ricerca applicata alla sicurezza, che ha prodotto anche il robot centauro che gareggia con Valentino Rossi. 
Di Celia Guimaraes
pubblicato da: www.rainews.it

Ride è un casco smart che può aiutare il motociclista a controllare il mezzo con il pensiero: funziona esattamente come il principio dell’elettroencefalogramma, con dei sensori applicati all’interno. Gli  elettrodi  leggono i segnali prodotti dagli impulsi elettrici del cervello del guidatore e li trasmettono wireless alla centralina della moto, per controllarne alcune funzioni. Per esempio, mettere la freccia quando il cervello percepisce una curva o preparare i freni se si avverte una situazione di pericolo.   Il casco smart, che ha vinto il primo premio del Mobility Innovation Contest di Honda Europa (sezione Ricerca e Sviluppo), è stato progettato dal Biolab3 dell’Ateneo romano per mettere la tecnologia al servizio della sicurezza stradale dei centauri. Il prototipo è stato realizzato da Valentina Calà, Leonardo Franco, Andrea Pittella ed Eliana Streppa, quattro studenti del corso di laurea magistrale in Biomedical Engineering, guidati dai tutor Daniele Bibbo e Carmen D’Anna.   “Siamo molto soddisfatti che un progetto di ricerca applicata, svolto da studenti e docenti di Roma Tre, si sia distinto nelle prime due fasi di selezione delle proposte più innovative del Lazio”, è il commento di Chiara Tonelli, delegata del rettore per startup e imprese. Ci auguriamo che il progetto Ride evolva al meglio nei prossimi tre mesi e possa arrivare a concorrere al Premio Nazionale dell'Innovazione di PniCube, l’associazione degli incubatori d’impresa, in programma all’inizio di dicembre a Modena".    Robotica e Big Data  Ricerca e sviluppo non si limitano, quindi, alle auto senza guidatore ma puntano alla sicurezza di centauri e ciclisti. Come il casco connesso, sviluppato in Svezia da Volvo, Ericsson e Poc, che avverte il guidatore dell’auto che c’è una bici in avvicinamento e vice versa. Anche la robotica cerca di dare un contributo alle soluzioni innovative: dal prototipo di robot ciclista di qualche anno fa, all’avveniristico robot centauro sviluppato  dalla Yamaha, che impara a gareggiare contro nientemeno che Valentino Rossi. Alla base di queste ricerche c’è il tema della sicurezza, sia per le vite umane che per costi economici dovuti agli incidenti. Il più recente rapporto globale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Road Safety Report 2015, parla di oltre un milione e 200 mila morti l’anno e 50 milioni di feriti a causa di incidenti stradali. I dati aggregati provenienti da sensori e mappature potranno quindi essere di grande aiuto anche per indirizzare le politiche di prevenzione.

See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Son-casco-connesso-b0b3e358-af5f-497a-839f-3ae0c725077b.html

Mac vintage all'asta a New York

Mac vintage all'asta a New York(ANSA) - ROMA, 18 AGO - È all'asta, online, una collezione da museo di Mac "vintage". A proporla è il negozio di New York "TekServe", specializzato in prodotti Apple, che chiude i battenti dopo un'attività trentennale e ha deciso di mettere all'asta anche la sua collezione di vecchi modelli Mac. Tra i 35 computer all'asta ce n'è uno autografato da Steve Wozniak, co-fondatore di Apple insieme al compagno di garage Steve Jobs. Ci sono anche un NeXTcube originale, un computer Lisa e un Mac del 20/mo anniversario. Un'occasione ghiotta per appassionati e fan della Mela morsicata, purché si abbiano a disposizione almeno 30 mila dollari. A tanto è arrivata l'ultima offerta sul sito Live Auctioneers da una base d'asta che partiva da 8 mila dollari.
pubblicato da: notizie.tiscali.it

Uber, prima flotta auto a guida autonoma

Uber, prima flotta auto a guida autonoma(ANSA) - ROMA, 18 AGO - Uber sbarca nel mercato dell'auto senza pilota. Il servizio di trasporto privato gestito attraverso un'app introdurrà infatti a partire dalla fine del mese nella città statunitense di Pittsburgh una flotta di auto a guida autonoma per i propri clienti. Lo riporta l'agenzia Bloomberg, precisando che le auto verranno comunque supervisionate dal controllo umano con una persona sul posto di guida. Le auto utilizzate sono Volvo Xc90 specificamente modificate dotate di decine di sensori che usano telecamere, laser, radar e ricevitori Gps. Volvo e Uber hanno siglato ad inizio anno un accordo che prevedeva un investimento di 300 milioni di dollari per sviluppare un'auto totalmente autonoma che fosse pronta per andare su strada entro il 2021. Quello dell'auto senza pilota è un business in cui si sono lanciati in molti, da Google a Ford, ma nessuna società aveva ancora introdotto un servizio di car-sharing a guida autonoma sul mercato.
pubblicato da: notizie.tiscali.it

giovedì 18 agosto 2016

Pokémon Go, ecco come funzionano le app che migliorano il gioco per smartphone

La prova di alcune installazioni che migliorano la giocabilità dell'ormai popolarissima app

pubblicato da: Ilfattoquotidiano.it

È passato circa un mese dal lancio ufficiale di Pokémon GO, il videogame in realtà aumentata di Niantic che tante polemiche ha generato. Il gioco però è tutt’altro che completo.

Pokémon Go, ecco come funzionano le app che migliorano il gioco per smartphoneManca ad esempio un modo per comunicare con gli altri giocatori, nessuna chat, nessun servizio di messaggistica (cosa che sorprende abbastanza considerando che su Ingress, il precedente titolo AR di Niantic, era integrata una chat localizzata), mentre la funzionalità che dovrebbe indicare i Pokémon catturabili in zona sembra non aver pace.

Inizialmente fu il sistema delle “zampette“, una vicino, due qualche centinaio di metri, tre nel raggio di 1 chilometro: sistema che a causa di un bug iniziò a fare impazzire i player. Venne dunque rimosso e sostituito dalla funzionalità “avvistamenti“. Chissà quanti allenatori, poi, hanno camminato per decine di chilometri per scoprire che per l’incubatrice ne avevano percorsi a malapena due: questo perché il gioco considera solo quelli percorsi mentre è attivo sul display.

A venire in “soccorso” dei player sono stati vari sviluppatori di applicazioni mobili che, sopratutto per Android, hanno reso disponibili le proprie soluzioni inondando gli store di nuove app. Ne abbiamo provate alcune per voi... Leggi l'intero articolo su Ilfattoquotidiano.it

Come funziona Duo, l’app di videochiamate di Google

Debutta ufficialmente su Android e iPhone il concorrente di FaceTime: prima di rispondere sa già cosa stiamo facendo
pubblicato da: www.panorama.it

Alla conferenza I/O 2016 di maggio, Google aveva annunciato due interessanti applicazioni, Allo e Duo. La prima, di cui abbiamo scritto qua, si pone il difficilissimo compito di fronteggiare WhatsApp, mentre la seconda è dedicata esclusivamente alle videochiamate. E proprio oggi Google ha cominciato a distribuire su Play Store e App Store Duo, che tra qualche ora dovrebbe essere disponibile anche in Italia. Scopriamo allora come funziona.


Multi-piattaforma
Il principale vantaggio è che funziona sia su iPhone che telefoni Android, senza distinzione tra gli uni o gli altri. Questo vuol dire che basta avere uno smartphone delle due famiglie per contattare tramite videochiamata gli amici. Alla base del suo funzionamento c’è il numero di cellulare: come avviene per le altre piattaforma di messaggistica, ad ogni accensione, l’app fa un’analisi di quali contatti hanno installato il programma, così da aggiungerli automaticamente alla lista. Il vantaggio, secondo gli sviluppatori, è che per la prima volta non serve un account Google per usare un software di Mountain View. A differenza di Gmail, YouTube, Plus, basta registrarsi con il proprio numero e il gioco è fatto.

Come funziona
Una volta dentro, si accede direttamente nel menu di conversazione, con la telecamera puntata in faccia. In basso c’è una lista con le chiamate recenti, mentre una sezione a parte contiene quella con tutte le persone che hanno Duo. Se si prova a telefonare qualcuno che non risponde, questo riceve un avviso, proprio come le notifiche di Skype o FaceTime, principale competitor di Duo. Si, perché a quanto pare, la soluzione di Google sarà installata di default su Android 7.0, come FaceTime lo è da anni su iOS.

Grazie all’utilizzo del protocollo QUIC, la qualità della telefonata dovrebbe sempre essere ottima. Inoltre il passaggio tra rete cellulare e Wi-Fi non comporterà blocchi e, nel caso di segnale debole, ci sarà in automatico la conversione tra chiamata video e solo audio.

Spiare prima della risposta
La funzione più innovativa dell’app è Toc Toc. Si tratta della possibilità di “spiare” i destinatari della videochiamata prima che rispondano. In pratica la fotocamera frontale si accende in automatico, quando Duo squilla, ma con un livello di luminosità minore. A quel punto si può accettare l’invito oppure declinarlo. C’è da dire che l’opzione si può disattivare in ogni momento, così da preservare meglio la privacy e quelle faccine che si fanno quando non si vuole proprio parlare con qualcuno.

Troppa roba
Tra Hangouts, Allo, Duo, Android SMS e Spaces, l’ecosistema comunicativo di Google è alquanto affollato. La sensazione è che non serva realizzare decine di applicazioni che ricadono tutte nello stesso settore per rispondere alle reali esigenze degli utenti. Il rischio è perdersi tra i software disponibili, per finire con l’usare solo i principali (Hangouts ad esempio) e lasciar perdere tutto il resto. Per questo sorge un dubbio: c’era davvero bisogno di rilasciare due app differenti (Duo e Allo) per abilitare chat di testo e video? Sotto questo punto di vista i vari WhatsApp, Skype e Facebook Messenger, possono ancora godere di sogni tranquilli; almeno fin quando il termine sintesi non entrerà negli uffici di Big G.


mercoledì 17 agosto 2016

Apple, nel 2017 arriverà un iPad da 10,5 pollici

Secondo le previsioni di un noto analista, Apple sta preparando un nuovo modello di iPad da lanciare il prossimo anno. Si ipotizza l’addio al modello mini, in vista di un rinnovo totale della gamma nel 2018
pubblicato da: www.lastampa.it

Tre modelli: un Pro da 12,9”, una nuova versione da 10,5” e un modello base, meno potente, da 9,7”. Cambierà così l’offerta iPad nel 2017, secondo le indicazioni di Ming-Chi Kuo, analista finanziario della KGI Securities noto per la precisione delle sue previsioni a tema Apple.  


A Cupertino starebbero quindi pensando a una nuova dimensione dello schermo a metà fra i due modelli attuali, accarezzando la possibilità di non rinnovare la versione “mini”, le cui vendite - è l’ipotesi - hanno subito il colpo peggiore dall’introduzione dell’iPhone in versione Plus, preferito da chi vuole uno schermo più grande senza rinunciare alla portabilità di un telefono.  

«Secondo le nostre previsioni, l’iPad Pro da 12,9 pollici e l’iPad pro da 10,5 pollici adotteranno il processore A10X e TSMC sarà l’unico fornitore grazie all’uso della tecnologia a 10nm», scrive Kuo nella nota ai clienti con cui ha condiviso le proprio stime per il 2017. «Il modello economico da 9,7 pollici potrebbe invece montare il processore A9X, comunque fornito in esclusiva da TSMC».  


A motivare l’introduzione di un nuovo modello con schermo da 10,5” sarebbe la popolarità delle versioni di iPad con schermo più grande presso i clienti aziendali. Secondo le ultime rilevazioni degli analisti di mercato di Forrester, riprese dal New York Times, le grandi compagnie, gli enti governativi o i clienti del settore dell’istruzione acquistano ormai quasi la metà di tutti gli iPad venduti. Un risultato storicamente insolito per Apple, che tuttavia non sorprende gli osservatori più attenti al cambio di rotta degli ultimi anni. Sotto la gestione Cook l’azienda ha lavorato a stretto contatto con IBM, Microsoft, SAP e Cisco, stabilendo collaborazioni durature finalizzate all’ottimizzazione dell’esperienza d’uso dei dispositivi iOS per i clienti del settore enterprise. 

Google: a rischio attacco hacker circa l’80% di utenti Android

Smartphone, privacy a rischio: nuova falla informatica per Android

pubblicato da: www.affaritaliani.it

Sono a rischio di attacchi di hacker circa l’80% degli utenti di smartphone e tablet Android di Google. A renderlo noto Lookout, società specializzata in sicurezza informatica secondo cui il sistema Android ha un “nucleo” di codice di Linux colpito da una falla con circa 1,4 miliardi di dispositivi a rischio.

Android BrickGoogle ha fatto sapere che i suoi ingegneri sono al lavoro per “prendere misure appropriate”, sottolineando che il pericolo per gli utenti Android è “moderato” e non critico o alto come in altri casi.

Smartphone: falla informatica Android. 1,4 miliardi utenti a rischio hacker
Una nuova falla informatica minaccia la sicurezza e la privacy degli utenti di smartphone e tablet Android (Google). Lo afferma Lookout, società specializzata in sicurezza informatica secondo cui una vulnerabilita' gia' nota del sistema operativo Linux colpirebbe anche l'80% degli utenti del sistema "mobile" di Google.

Android ha "nucleo" di codice di Linux e quello colpito dalla falla e' utilizzato in tutte le ultime versioni del software di Google, dalla 4.4 "KitKat" in poi, secondo i ricercatori. Anche nell'ultima "Nougat", in anteprima per gli sviluppatori. Sono circa 1,4 miliardi i dispositivi a rischio.

Google, interpellato da Ars Technica, ha fatto sapere che sta studiando a una soluzione. Gli hacker sarebbero in grado di violare la navigazione online degli utenti e di spiare nel traffico internet non criptato. E' una falla che difficilmente puo' essere utilizzata per attacchi di massa, precisa Lookout, ma e' piu' pericolosa per cyber-aggressioni mirate. Google spiega al sito Ars Technica che i suoi ingegneri sono al lavoro per "prendere misure appropriate", sottolineando che il pericolo per gli utenti Android e' "moderato" e non critico o alto come in altri casi.

Selezionate 6 aziende per andare alla conquista di Marte

Basi gonfiabili e 'taxi' spaziali, la Nasa finanzia i privati

Orbital: Basi gonfiabili e 'taxi' spaziali, la Nasa finanzia (fonte: Orbital Atk)

Basi spaziali gonfiabili e corrieri lunari: la Nasa chiama a raccolta sei aziende private per progettare le future colonie spaziali, navette e basi con cui andare alla conquista dello spazio profondo, a partire dalla Luna per poi arrivare su Marte e oltre. Per farlo l'agenzia ha dato il via alla seconda fase di NextStep, il programma di finanziamento di 65 milioni di dollari per stimolare lo sviluppo di iniziative dei privati.
 
I sei progetti selezionati puntano tutti alla ricerca di nuove soluzioni innovative, come le basi spaziali 'gonfiabili' proposte dalla Bigelow. L'obiettivo dell'azienda di Las Vegas sarà quello di sviluppare e testare Xbase (Expandable Bigelow Advanced Station Enhancement), una versione extra-large (di ben 330 metri cubi) del modulo gonfiabile Beam installato con successo sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss). Obiettivo di Orbital Atk sarà invece quello di creare una navetta cargo capace di portare i rifornimenti a future colonie orbitanti attorno la Luna o Marte. Il tutto potenziando e adattando le attuali navette Cygnus che riforniscono periodicamente gli astronauti della Iss. Le altre aziende finanziate sono Boeing, Lockheed Martin, Sierra Nevada e NanoRacks.

La prima fase del programma NextStep era stata inaugurata nel 2014 finanziando con più di 6 milioni di dollari progetti focalizzati sulla creazione di nuovi lanciatori e tecnologie per fare piccoli satelliti. Questa seconda fase, focalizzata invece per sviluppare tecnologie che si affianchino ai futuri progetti di conquista del pianeta rosso, metterà a disposizione ben 65 milioni.

pubblicato da: www.ANSA.it

lunedì 15 agosto 2016

Fuchsia, il sistema operativo universale di Google


La prossima piattaforma di Mountain View potrebbe nascere per unificare smartphone, pc e oggetti connessi

Due sistemi operativi separati: da un lato Android, pensato per gli smartphone, dall’altro Chrome OS, basato sul browser Chrome e progettato per i pc portatili. Presto però queste due piattaforme potrebbero diventare una sola, riunite sotto il nome Fuchsia, il nome del progetto a cui Google starebbe lavorando per creare il sistema operativo universale per smartphone, pc, auto e oggetti connessi. 


Quella che al momento è solo una voce di corridoio nasce dal ritrovamento, da parte del sito Android Police, di alcuni riferimenti a «un nuovo sistema operativo» all’interno di pezzi di codice postati su GitHub. A differenza di Chrome OS e Android però, Fuchsia non sarebbe basato su Linux, una novità che permetterebbe a Mountain View di renderlo compatibile con qualsiasi tipo di dispositivo, termostati smart compresi, dove i sistemi precedenti sarebbero risultati troppo pesanti. 


Si tratta di speculazioni, anche se l’arrivo delle app Android sui Chromebook, i portatili dotati di Chrome OS, lasciano ben intendere i piani di riunificazione nati in quel di Google. O magari, perché no, l’intenzione di ripartire da zero. Nel segno di Fuchsia, ovviamente. 


tratto da "La Stampa"

Cronzy, la stessa penna per 16 milioni di colori


Si chiama Cronzy ed è una penna in grado di riprodurre 16 milioni di colori. Il nome, forse, non è dei più felici. Anzi. È abbastanza impronunciabile. Ma è uno di quegli oggetti che ti fanno puntare il dito sullo schermo e dire: “Lo voglio”.
La penna è un progetto Indiegogo, una delle piattaforme di crowdfunding più famose al mondoChi ha avuto un’infanzia anni Novanta sicuramente ricorderà il pennone a sfera multicolore: era l’orgoglio dell’astuccio di qualsiasi studente. Bastava un clic per cambiare tinta e certe ditte lo proponevano anche in versione profumata. Adesso sembra preistoria e il nostro pennone preferito impallidisce davanti al progetto lanciato da Indiegogo, una delle piattaforme di crowdfunding più famose al mondo.
Si tratta di un dispositivo talmente incredibile da lasciare ancora scettici molti addetti ai lavori hi-tech. È uno scanner e una stampante insieme: Cronzy, infatti, identifica gli oggetti del mondo reale, memorizza il colore di quegli oggetti e, grazie alle cartucce contenute, li riproduce su carta. Detta così sembrerebbe la bacchetta della Strega comanda colori e invece è la penna del futuro ed è intelligente.
Cronzy si collega ad un’app disponibile per iOS e Android: gli smartphone, in questo modo, potranno salvare i colori trovati e tenere in memoria una palette di tutte le cose del mondo.
Nel video realizzato dall’azienda, Cronzy prende il colore dai murales, dalle piante, dai palloncini, dai tessuti con un clic. Ovviamente non spiega come tutto questo sia possibile ma la risposta arriverà nei prossimi due mesi (a meno che Indiegogo non decida di rimetterci 200mila dollari).

La Cina realizza il suo primo chip quantistico, destinato a sostituire i computer classici

L'Università di Scienza e Tecnologia cinese è riuscita a sviluppare un chip quantistico semiconduttore

Come si legge sul sito web del Quotidiano del Popolo, giornale del Partito comunista cinese, l’Università di Scienza e Tecnologia è riuscita a sviluppare un chip quantistico semiconduttore. Si tratta, sostanzialmente, del cervello dei futuri computer quantistici cinesi, che sembrano destinati a soppiantare in futuro i computer così come li conosciamo. Nel mondo diverse istituzioni scientifiche, tecnologiche e diverse aziende stanno conducendo ricerche e costruendo prototipi di computer quantistici. Questa tecnologia, tuttavia, presenta – come spesso accade – un lato oscuro. Secondo Guo Guancan dell’Accademia delle Scienze di Pechino, i computer quantistici darebbero la capacità computazionale di violare le password e di gestire il mare magnum di Big Data.

Tratto da www.meteoweb.eu
http://www.meteoweb.eu/2016/08/tecnologia-la-cina-realizza-il-suo-primo-chip-quantistico-destinato-a-sostituire-i-computer-classici/728188/